Ricordiamo la Patrona di Napoli attraverso le parole di Monsignor Enrico Cirillo, estrapolate dal periodico trimestrale dell'Istituto delle Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucaristia "Un Servizio d'Amore" del marzo e dell'agosto 2002, di cui lo stesso Cirillo fu Direttore Responsabile.
Santa Patrizia
Nel cuore di Napoli una nobile giovane, Patrizia, donò ai bisognosi i suoi averi e testimoniò con la vita le sue nobili virtù. La ricordiamo perché sia modello di vita per la nostra gioventù partenopea e la invochiamo come Santa perché ci ottenga pace, amore e provvidenza.
Sebbene poco sappiamo dell’infanzia e dell’adolescenza di S. Patrizia Ella è particolarissima a Napoli: è la Santa più amata e più venerata.
La storia della sua vita è stata scritta da un prete che celebrava la S. Messa tra le suore che erano state compagne di viaggio di S. Patrizia e, si dice, infatti, che Ella era una vergine di Costantinopoli, vissuta nel secolo VII, forse nipote dell’Imperatore Costante (668-685).
Avrebbe trovato asilo a Napoli insieme alla sua nutrice Aglaia e avrebbe visitato il Monastero dei Santi Nicandro e Marciano, sopra Caponapoli e da lei scelto come luogo della sua sepoltura.
A Roma avrebbe ricevuto il velo dalle mani del Papa di allora. Tornò in Patria e seppe della morte del padre, Veleggiando verso l’Italia, dopo un viaggio in Palestina, sarebbe approdata a Napoli ed accolta al Castel dell’Ovo e lì avrebbe finito i suoi giorni. Dire di più sarebbe cadere nelle storie fabulose che non giovano al culto della Santa.
S. Patrizia fu tanto venerata, fin dai tempi antichi, e il suo culto superò la memoria dei Santi Nicandro e Marciano al punto che la Chiesa e la strada presero il suo nome.
La sua festa si celebra il 25 agosto.
Nel 1625 fu dichiarata Compatrona di Napoli e la sua statua d’argento fu collocata nella Cappella del Tesoro di S. Gennaro il 6 aprile 1642.
Soppresso il monastero dove abitava con le sue ancelle, che seguirono, probabilmente il carisma delle Benedettine, ed espulse le suore, si trasferirono e si riunirono alla suore di S. Gregorio Armeno e portarono con loro il Corpo e il Sangue di S. Patrizia.
Nel 1922, quando la Madre Fondatrice (Maria Pia della Croce) era già morta da 3 anni, la giovane Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, portò una ventata di primavera e un’ardente di amore e ancora oggi non solo confezionano le ostie per la S. Messa, ma dirigono la scuola elementare “S. Patrizia”.
Il culto in onore di S. Patrizia
Il desiderio di mettere a contatto con S. Patrizia per comporre un quadro esatto della sua vita potrebbe indurci a camminare sul fragile terreno della leggenda per mancanza di documenti contemporanei alla sua presenza a Napoli.
Tuttavia, quando si cammina sul filo di una solida tradizione ed emergono i lineamenti di una “Santa” non siamo autorizzati a ridimensionarla inesorabilmente fino a polverizzarne l’esistenza.
E’ vero che poco dicono gli storici su Santa Patrizi, ma molto dicono invece gli umili che hanno saputo trarre dalla tradizione una immagine valida a celebrarne il culto insieme al desiderio di imitarne le virtù.
Conosciamo il luogo del suo approdo a Napoli e i vari luoghi ove il suo corpo è stato successivamente traslato fino all’ultima degna “Cappella” nella monumentale Chiesa di S. Gregorio Armeno.
Due punti certi di riferimento ce ne danno testimonianza:
- il suo Corpo, custodito e venerato dal popolo e dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia nella Chiesa annessa al Monastero di S. Gregorio Armeno.
- il Culto: dal momento della sepoltura di S. Patrizia (metà del secolo VII) nacque un rilevante culto verso di lei, perché nella metà del secolo XII, cioè ne 1148, il Monastero dei Santi Nicandro e Marciano ove era stata piamente tumulata, venne denominato con i titoli di “S. Nicandro, Marciano e Patrizia”. Ciò denota che il culto verso la giovane “Patrizia” si impose così rigorosamente da cancellare gradualmente la memoria dei Santi Nicandro e Marciano (Martiri della Mesia) fino ad essere denominato unicamente: “Monastero di S. Patrizia”.
S. Patrizia, dunque, resta viva nella tradizione Napoletana e il culto di millecinquecento (1500) anni non si può cancellare.
E’ giustificata così la devozione e la venerazione dei Vescovi, dei Sacerdoti che hanno lasciata integra tale tradizione liberandola da pie colorazioni che posteriori biografi hanno tentato di costruire intorno alla Giovane costantinopolitana, degna di essere considerata “Santa” specialmente per la povertà evangelica che esercitò fino alla morte.
La veneriamo ugualmente perché la sua storia è consegnata alla genuina e costante tradizione.
Il suo nome è invocato nelle litanie dell’Ordo ad ungendum infirmos del secolo VII, Ordo conservato nel Monastero di S. Gregorio Armeno.
Abbiamo poi un’altra incontestabile testimonianza: il 28 ottobre del 1625, S. Patrizia fu inclusa tra i Santi Compatroni di Napoli e la sua statua d’argento venne collocata nella Cappella del Tesoro di S. Gennaro ed esposta alla venerazione dei fedeli insieme alle altre 50 statue dei Santi Compatroni della città.
Ogni martedì e specialmente nel giorno della sua festa liturgica, il 25 agosto, una folla di oltre mille fedeli accorre da tutta la città e dalla campagna e si accosta all’Eucaristia, dopo avere celebrato il Sacramento della Riconciliazione, amministrato da decine di sacerdoti che spontaneamente accorrono per assolvere a questo sacro avvenimento.
Nel Monastero c’è un salone alle cui pareti sono esposti tanti ex-voto offerti a S. Patrizia in segno di riconoscenza per i favori e le grazie ricevuti per intercessione della Santa.
Enrico Cirillo